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martedì 6 febbraio 2024

Creato naso elettronico, svela l'origine e la freschezza dei vini

 stato progettato da una ricercatrice italiana un 'naso elettronico' per studiare i vini sul mercato, uno strumento in grado di riconoscere la freschezza del prodotto e la sua origine: è il risultato del lavoro della fisica bresciana Sonia Freddi, nei laboratori del Dipartimento di Fisica dell'Università Cattolica di Brescia.

La scoperta apre la strada a test per i controlli sulla qualità.





    Cibi e bevande emettono particolari molecole di gas che possono indicare se un prodotto è fresco o deteriorato. Il naso rileva queste molecole biomarcatori grazie all'analisi delle componenti volatili e può essere potenzialmente applicato in svariati campi come il controllo della qualità, della freschezza e dell'origine dei prodotti.

    Il vino, in particolare, è caratterizzato da particolari componenti organolettiche e volatili, circa 800 diverse, che identificano non soltanto la sua composizione chimica o la tipologia d'uva utilizzata ma anche la provenienza. Negli ultimi anni, l'industria vinicola ha cercato tecniche sempre più rapide e affidabili per controllare l'origine di vini Docg o Doc; l'utilizzo di un naso elettronico, grazie alla sensibilità elevata dei sensori è una tecnica che sta prendendo sempre più piede in questo ambito.

    Il naso elettronico è stato testato in laboratorio su varie sostanze campione; per esempio ammoniaca, acetone e acido acetico, indicatori dell'adulterazione del vino. Successivamente è stata la volta dei test veri e propri di svariati vini, sia per verificarne la freschezza (in particolare di un generico vino bianco da cucina), sia per il riconoscimento di diverse tipologie di vino. Sono stati testati svariati vini, bianchi e rossi, prodotti in Lombardia (Pinot grigio, pinot rosso, Lugana, chardonnay, sauvignon, prosecco, rime rosè). Il naso elettronico si è dimostrato in grado sia di riconoscere la freschezza e l'adulterazione di un generico vino bianco, sia di riconoscere con buona precisione i vari vini testati. 


Notizia Ansa

lunedì 29 gennaio 2024

Le verdure di stagione contengono più nutrienti?

 No, sono più buone, meno care e più sostenibili


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Cosa verifichiamo

Sono tante le false informazioni che circolano sulla verdura di stagione o no, ma anche sulla cottura delle verdure stesse o sull'apporto calorico. La verdura di stagione contiene più nutrienti? In realtà questa è considerata una fake molto comune. Ecco perché.

Analisi

Scegliere la verdura di stagione significa orientarsi su prodotti più buoni, che costano meno, più sostenibili perché più di prossimità. Alcuni quantitativi di minerali e vitamine nelle verdure che non sono di stagione possono essere lievemente ridotti ma non da intaccarne il supporto di nutrienti. Inoltre è vero invece che il sapore delle verdure può variare in base al taglio a causa della quantità di acqua che contengono. La zucchina ha più sapore se viene tagliata a rondelle perché il taglio per lungo provoca una cottura più acquosa e quindi è meno buona. Le carote meglio alla julienne. Altra fake da sfatare è quella che riguarda le calorie: le carote sono ideali per chi intende perdere peso anche se hanno 10 calorie in più rispetto ad altre verdure (35 calorie per 100 grammi contro le 25 delle melanzane). Infatti, questo ortaggio, grazie alla croccantezza che impegna di più nella masticazione, induce a mangiare meno e sazia prima ma attenzione, dicono gli esperti, non serve a correggere la miopia. Vero, poi, che, se si consuma più frutta e verdura si è protetti maggiormente da patologie croniche, comprese quelle cardiovascolari. Infine sulla cottura: è vero che quella a vapore è da preferire perché mantiene i sali minerali, le proprietà e la fragranza degli ortaggi. Quanto agli spinaci tanto amati da Braccio di Ferro, la letteratura scientifica ci dice che il ferro che contengono ci è molto poco utile, perché, diversamente da quello presente nella carne, è poco assimilabile dal nostro organismo.

Conclusioni

La verdura di stagione è da preferire perché meno cara e più sostenibile ma non perché più nutriente. Le carote non servono a correggere la miopia. Vale sempre il principio che non esistono alimenti buoni né cattivi: tutti vanno inseriti, nelle giuste proporzioni, nell'ambito di una dieta sana e varia

Fonti

Laura Rossi, Dirigente di Ricerca del Crea Alimenti e Nutrizione

Istituto Superiore di Sanità - Iss

 ANSA

martedì 16 gennaio 2024

Il posto del vino

 


 


Riponete abitualmente in un sottoscala, in un corridoio o semplicemente acquistate un cartone per volta da mettere sugli scaffali della cucina? Niente paura perché vi è è solo una regola universale che va rispettata  da tutti, qualunque sia il luogo dove si tiene il vino: le bottiglie devono essere riposte sdraiate. Bianco o rosso, rosato o liquoroso, il vino deve bagnare il fondo del tappo che così non si restringe e permette quasi una chiusura ermetica della bottiglia senza alterare il prodotto. Comunque il vino rifugge da una temperatura troppo bassa, ma anche troppo elevata. L’ideale sarebbe che nel locale vi fosse un’areazione minima ed una temperatura costante fra gli 8 ed i 22 gradi. Se il vino viene conservato in cucina, ad esempio in uno scaffale, dovremmo controllare che non vi sia troppa umidità o che al contrario non batta il sole che, scaldando il legno o la lamiera del mobile, alzi la temperatura anche del fiasco o della bottiglia, modificandone, in peggio, il sapore. Se si possiede un posto per il vino, pur non disponendo di una vera e propia cantina, sarà utile ricordare ad esempio che esistono in commercio delle scaffalature chiamate cantinette, alcune in legno, altre in materiale plastico, pratiche e resistenti che possono risolvere il problema di chi ama acquistare parecchio vino e conservarlo per alcuni mesi, pur non disponendo di un apposito locale. Si possono collocare anche in terrazzo purchè non vi batta il sole e la temperatura non scenda sotto i 5 gradi in inverno. I fortunati possessori di una cantina vera e propia sono anche informatissimi sull’umidità giusta che deve essere tra il 40 ed 70 per cento. Sanno anche che tale umidità non va superata per evitare che si alterino il sughero, le capsule e le etichette. Esistono dei trucchi abbastanza semplici che molti applicano per conto proprio se invece il posto del vino è un luogo secco. Come? Chi lo possiede può mettere in funzione un umidificatore così come si fa per le piante o nelle camere dei bambini. Altrimenti funziona sempre un vecchio sistema che è quello di mettere in un angolo un sacco di sabbia da mantenersi umida. Tavolta la cantina o il ripostiglio sono a Sud e d’estate la temperatura può alzarsi tra i 22 ed i 25 o più gradi. La situazione per la salute del vino è grave, ma non disperata. Infatti il rischio è solo quello che invecchi più in fretta. Per gli amanti della perfezione c’è da aggiungere anche che il vino ha bisogno di un’atmosfera tranquilla: le vibrazioni dei treni, del tram, degli ascensori e del traffico possono disturbarlo. Per valorizzare al massimo una bottiglia, teniamo conto anche di questo

giovedì 16 novembre 2023

Quanto dura il vino

 

Quanto dura il vino

 


I vini bianchi e i vini rosati possono essere conservati in condizioni ottimali al massimo per 2 o 3 anni. Per quanto riguarda i vini rossi, invece, il discorso è diverso: se appartengono ad una buona annata ed hanno un discreto corpo in bottiglia possono ben sopportare un invecchiamento di 4 o 5 anni. Il Barolo, per esempio, giunge integro fino a dieci anni e più, tuttavia non conviene conservare un buon vino troppo a lungo, perché un eccessivo stazionamento in cantina potrebbe comprometterne le tipiche caratteristiche organolettiche e rendere il vino troppo acido o senza gusto. Infine è bene ricordare che gli spumanti svaniscono quando l’invecchiamento supera i due anni. L’invecchiamento deve essere graduale e quindi lento e per questo viene fatto a basse temperature. Ecco perché si usano le cantine.